Stasera ho visto il cinema. Nel “La pazza gioia”, ho visto bravi attori, una regia sapiente, sentito battute comiche, commuoventi, che ti entrano dentro e ti fanno pensare. Ho visto muovere la macchina da presa senza accorgermi del carrello, del dolly, dell’operatore, ho sentito un brivido lungo la schiena quando la musica è entrata in scena insieme agli attori. Ho visto un bel film: “La pazza gioia”. Virzì ha colpito ancora. Ogni volta vado a vedere un suo film e ogni volta esco contento dal cinema.
E’ uno dei pochi registi che mi fa sorridere (e anche ridere) parlando di temi molto delicati, carichi di amarezza. Insieme a Francesca Archibugi, ha scritto una sceneggiatura che scorre, delicata, violenta, comica. Una comicità trattenuta, tra le righe di una tristezza infinita portata sullo schermo da due attrici una più brava dell’altra. Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi. “Pazze” che sono impazzite a causa degli eventi, a causa di chi non le ha accudite, abbracciate nel momento del bisogno, di chi se ne è fregato di loro. Sole, tristi, con tanta voglia di dormire, di sognare e di evadere dalla situazione mentale in atto.
Così diverse come carattere ma unite nella solitudine e nella voglia di darsi alla pazza gioia. Si gioca molto con il termine “pazzia”. Ci giocano loro stesse, insieme, usando il termine per sdrammatizzare ma anche per offendersi e offendere. Micaela Ramazzotti cupa, rabbiosa, stordita dal valium, Valeria Bruni Tedeschi, cacofonica, logorroica, che vive ancora nel suo mondo passato, quel mondo che ha dovuto abbandonare, fatto di lusso e jet set che adesso rivive solo nella sua testa.
Bravo Virzì ad amalgamare le due storie per farene un solo viaggio verso la guarigione. Bravi i comprimari: Anna Galliena, madre distratta e stanca, Marco Messeri, padre assente, inconsapevole delle sue mancanze nei confronti della figlia. Due figure negative, lasciate negative fino alla fine. L’amarezza della realtà. Due gradite sorprese: Bobo Rondelli che fa capolino dal terrazzo con una pioggia dorata e Graziano Salvadori comico toscano dei tempi andati di Aria Fresca.
La Toscana, che parte da Viareggio, continua a Montecatini per buttarsi a mare sotto il monte Argentario. Un film da vedere sicuramente, ma vogliamo trovare il pelo nell’uovo? Ok eccolo: il cliché del padre snaturato capellone discotecaro che non riconosce il figlio, l’avrei omesso e perché no… anche il carabiniere “macchietta” che parla come fosse Lino Banfi, pure. Non si capisce come mai nei film, tutti i carabinieri debbano parlare in dialetto stretto del sud, come se non esistesse un carabiniere nato sopra ROma. Per il resto “La pazza gioia” vi farà passare una piacevole serata folle, ma alla fine… siamo davvero sicuri che i folli siano loro?