I mondiali di calcio: non sono più un tifoso di calcio da oltre venti anni, cioè da quando mi sono accorto che i risultati sono quasi sempre frutto di ammanicamenti a tavolino o qualcosa del genere, da quando ho visto vicino a me, gente prendersi a botte per una “fede” calcistica diversa, da quando lo sport è passato in secondo piano. Però il calcio giocato ogni tanto mi piace seguirlo, soprattutto quando posso vedere una sfida internazionale, con schemi e tattiche diverse.
I mondiali mi ricordano sempre l’estate 1982, quando ero ancora un bambino e tifavo Italia, perchè tutti tifavano Italia ovviamente. Un mondiale dove partita dopo partita cresceva l’emozione di arrivare in finale. Dove la sera ci si ritrovava in salotto o in piazza a seguire la partita ( o a giocare a pallone col sottofondo della telecronaca, esultando per i goal anche se non si vedevano).
Io nel 1982 ero a Talamone, un paesino in provincia di Grosseto, casa di mia nonna. La mia infanzia è costellata di bellissimi ricordi in questo posto, e ogni anno non manco di farci una piccola visitina. Nel 1982 non c’era internet, non c’erano cellulari, c’era da poco la TV a colori (che non tutti avevano), non c’era il telecomando, c’èra la cabina a gettoni e la fila per telefonare a casa, c’era Pac-man e Space invaders al baretto e la sera della finalissima, in paese c’erano 4 tedeschi già brilli che con un bandierone di 4m per 4m erano già in procinto di brindare per la vittoria.
Mi ricordo che mia mamma ci cucì due tricolori per me giganteschi a me e a mio fratello più piccolo, e andavamo per il paese che sembravamo sbandieratori del palio di Siena. La finalissima stava per cominciare, tutti davanti alla TV. Ma, appena cominciò la partita… ZAK! Via la luce in tutto il paese…
Non abbiamo mai capito cosa successe, c’è chi disse che fu un dispetto dei cittadini del paese vicino, chi disse un guasto, chi un fulmine a ciel sereno, chi un moccolo di troppo, ma tant’è che si scatenò il panico. Tutti a cercare una radio (che al tempo era molto semplice) e nel giro di 5 minuti si diffuse in tutto il paese una strana “stereofonia”. La ricerca spasmodica di un televisore acceso diventò fondamentale, ma senza corrente era difficile trovarne uno. Nel frattempo Rossi aveva già segnato il primo gol alla Germania, e tutti ci eravamo già abbracciati, immaginando il magnifico goal che si diceva aveva segnato “inginocchiato”.
La partita continuava, tutti con le orecchie appiccicate alle radioline (la mia del Mulino bianco) quando nel paese qualcuno cominciò a urlare che in piazza c’era un genio futurista con la tv a pile!! Un modello rarissimo di 12 pollici in bianco e nero.
Ci riversammo tutti in piazza dove ovviamente ci accolse un muro di persone invalicabile. Gente con le scale appoggiate al balconi, panchetti, sgabelli… Tardelli nel frattempo segnò il 2 a 0 nella storia per l’esultanza più bella del calcio italiano.
Ormai la ricerca di una tv era abortita ma eravamo come in una bolla, una situazione fantastica. L’eco della telecronaca di Nando Martellini che proveniva da centinaia di radioline, mi rendeva euforico.
I tedeschi già stavano mettendo il loro bandierone sotto le ruote delle macchine che passavano dal porto, quando Altobelli siglò il terzo goal.
Sempre al buio, lumi, lanterne e torce elettriche facevano apparire il paese come un gigantesco presepe. Il goal della bandiera di Breitner allo scadere, nemmeno ci fece impensierire, nemmeno lo sentimmo. Il tifo ormai aveva preso il sopravvento. I tre fischi finali sembrarono un cicaleggio immenso nella notte, e come per magia la luce tornò.
Non ho un ricordo di un lamento, un’imprecazione, un “moccolo”. Chi ci aveva fatto quel dispetto, involontariamente ci aveva immerso in un’atmosfera magica che infatti a distanza di 30 anni ancora ricordo nitidamente.
Il mio tricolore artigianale era già nelle mie mani e all’improvviso fui sollevato da terra da un amico di famiglia e messo di peso su una Fulvia coupè 1600 decappottabile, e via sull’Aurelia come dei pazzi a clacsonare. Per la velocità persi il “rosso” della bandiera!
Tornai a casa con le lacrime agli occhi, sia per l’emozione sia per l’aria che mi aveva scompigliato occhi, capelli e il cuore. I miei genitori decisero di farmi andare a letto solo dopo che i festeggiamenti si furono assopiti e non presi sonno per un bel po’.
Come ho già detto, il calcio, il tifo e tutto il marciume che sta attorno a questo bello sport mi hanno fatto allontanare, ma questo ricordo non credo se ne andrà mai dal mio cuore, quindi W i mondiali! (anche quando si perdono)…