Storia di una zanzara…

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Questo mini-racconto l’ho scritto un bel po’ di anni fa, e adesso sta nascendo un lungometraggio animato. “Sta nascendo” nel senso che lo sto scrivendo ovviamente.. per vederlo sugli schermi del cinema devono arrivare gli alieni Zanzaroni e pensare che abbia fatto un documentario di propaganda su di loro. Buona lettura.

 

STORIA DI UNA ZANZARA

di

Francesco Gabbrielli

Bulma ancora non sapeva volare, ma già sapeva che quella sarebbe stata la sua casa. La fogna che raccoglieva i liquami delle stalle infatti era un posto ideale dove nascere, per lei e per le sue sorelle. Nuotando da una parte all’altra della grata arrugginita a fior d’acqua, la piccola pupa in fase terminale della sua crescita di larva si divertiva a giocare e scherzare con le sorelle anch’esse in fase larvale. Che bello nuotare nell’acqua! Invidiava le sorelle maggiori che la mattina si alzavano in volo facendo quel rumore assordante e tornavano la sera gonfie di sangue. Mmm come le sarebbe piaciuto fare quella vita! Ma ancora non era il tempo ed il suo unico svago era di osservare il mondo che la circondava e giocare con le sorelline a fior d’acqua. Una mattina invece si svegliò che aveva una strana sensazione. Come di fame, ma era una fame diversa… più presente…o forse era meglio dire una sete di qualcosa. Si guardò intorno…e il suo guscio di pelle galleggiava a pochi millimetri da lei. Subito si specchiò nell’acqua. Il suo naso ora lungo e acuminato le faceva provare e sentire nuove sensazioni. Zampe lunghe, corpo affusolato e due splendide ali. Non c’era dubbio, era proprio una splendida zanzara! Adesso sarebbe potuta uscire dalla fogna! Che bello! Spiccò il volo, ma ricadde nell’acqua appena dopo pochi centimetri. Le sue ali erano ancora molto deboli e doveva ancora imparare il meccanismo giusto per alzarsi in aria senza sbattere addosso alle pareti. “Bulma! Finalmente ce l’hai fatta!” Le urlò dall’altra parte della fogna sua sorella maggiore. “Dai prova a volare fino a qui. Ricorda di utilizzare entrambe le ali allo stesso ritmo e vedrai che sarà facilissimo”. La zanzarina riprovò…e dopo un breve riscaldamento del “motore” spiccò il volo e atterrò non proprio elegantemente tra le zampe della sorella. “Brava sorellina, ancora un po’ di esercizio e potremo andare a dissetarci insieme!” Le due sorelle erano molto felici di poter finalmente cominciare a fare le stesse cose durante la giornata. Da sotto la grata di ferro Bulma poteva vedere quel mondo che tanto aveva sognato di visitare. Rumori, colori e cose curiose erano là a qualche metro, e tra poco le avrebbe scoperte tutte. I giorni passarono e ormai il volo che faceva per attraversare il piccolo specchio d’acqua sotto la grata era diventato veramente troppo poco per lei. Le sue ali adesso erano robuste e il rumore che faceva quando si scaldava la mattina era uguale a quello della sorella maggiore. Cosi’ Bulma decise che era venuta l’ora di uscire. L’alba era spuntata da pochi minuti, c’era un silenzio bellissimo, e il rumore delle sue ali che si mettevano in movimento la fece rabbrividire di emozione. Sola soletta spiccò il volo. Subito arrivò oltre la grata. I raggi di sole le dettero il benvenuto. Accanto a lei una distesa verde costellata di macchie di tutti i colori emanava un profumo intenso tale da attirarla… ma ancora di più erano due esseri a quattro zampe, di color marrone che in mezzo a quella distesa verde brucavano l’erba. Bulma infatti sentì che qualcosa l’attirava, qualcosa di forte, una fame particolare.. una “voglia” più che altro. Quegli esseri stavano facendo da calamita al suo corpo leggero, e il vento l’aiutò ad avvicinarsi. La pelle della bestia era calda e ricoperta da uno strato di peluria molto folta, ma Bulma seppe trovare il punto adatto e d’istinto affondò la sua bocca appuntita. Fu un attimo… una sensazione indescrivibile. Un liquido caldo e saporito sgorgò dal forellino che aveva praticato nella pelle della bestia, e la sua vita cambiò. Si sentì più veloce, più forte più grande! Ma non fece a tempo ad assaporare quel momento che una frustata la scaraventò a metri di distanza. L’animale infastidito dalla puntura, aveva istintivamente mosso la coda per scacciare Bulma. Fortunatamente la botta fu abbastanza debole e la zanzara un po’ scossa e spaventata riprese vigore dopo pochi attimi. Lo spavento era stato grande, un’ala era anche ammaccata e sarebbe stata una cosa giusta tornare verso la sua casa… ma Bulma voleva riprovare quella sensazione, e tentò un altro passaggio rasente sulla schiena dell’animale. Adesso si sentiva più sicura e sapeva dove colpire. Atterrò, succhiò velocemente e ripartì. Una frazione di secondo dopo la coda dell’animale frustò dove era pochi attimi prima. Un grido di gioia coprì il rumore delle sue ali quando si rese conto che riusciva a vedere il momento in cui l’animale muoveva la coda. I suoi riflessi erano così reattivi che la mettevano al sicuro. Tornò a casa contenta della sua prima uscita. Trovò la sorella molto preoccupata e lo fu ancora di più quando Bulma le raccontò cosa era riuscita a fare. Il sangue che aveva succhiato era una dose troppo alta e le avrebbe causato solo un’eccessiva sicurezza. Ma Bulma stava benissimo e svolazzò per tutta la tana ridendo e scherzando con le amiche e prendendo in giro quelle ancora troppo giovani per volare. La sorella cercò di consigliarla ancora ma Bulma annuì distrattamente. Il mattino dopo è inutile dire che la zanzarina fu la prima ad uscire dalla fogna. Non c’era però quel bel sole del giorno precedente, ma un vento forte e un aria umida che la fecero rabbrividire. Si voltò verso il prato, ma non vide i cavalli. Si dispiacque molto e già la sete si faceva sentire. Cercò ancora e ancora volò per tutto il prato, ma a parte qualche farfalla e un paio di ragni che cercarono di acciuffarla, non vide nulla che la interessasse… Rientrò sconsolata nella tana. Il suo stomaco reclamava energia. Stava male. Chiese aiuto alla sorella, ma ella non poté fare altro che ricordarle cosa le aveva detto il giorno prima. Mai abbondare perché l’abitudine ad essere così pieni di sangue l’avrebbe portata a volerne sempre di più… e poteva diventare molto pericoloso. Bulma non dormì per tutta la notte. La mattina dopo come sempre fu la prima a volare fuori. Si diresse verso il prato e vide il cavallo. L’acquolina in bocca la faceva volare rapidissima anche se si sentiva debole… arrivò vicinissima all’animale quando i suoi sensi furono inondati da un profumo meraviglioso! Non si gettò sul cavallo ma volò alta. Da lassù vide che vicino all’animale c’era una figura che stava su due zampe con la pelle colorata e a tratti rosa con una leggera peluria. Emanava però un odore tale che il cavallo a confronto era come se non esistesse. Il suo cervello sostituì immediatamente il suo bersaglio primario. E si gettò in picchiata. Ma quell’essere guardò immediatamente nella sua direzione e un’ombra gigantesca la investì in pieno. La mano dell’uomo l’aveva centrata scaraventandola a metri di distanza nell’erba. Accennò una timida reazione ma rimase ferma immobile sul prato. Aveva sottovalutato la situazione. Quell’essere era diverso, in tutto e per tutto e aveva altri sistemi di difesa. Fortunatamente la zanzara si riprese prima che qualche ragno la facesse preda e intontita e sempre più affamata si diresse verso la sua tana. La sorella appena la vide le andò in contro e si rese conto che Bulma da quello che raccontava aveva fatto la conoscenza con l’essere umano. Era quello infatti la loro fonte primaria di alimentazione, ma al tempo stesso era anche la fonte principale dei loro problemi, in quanto l’uomo si sapeva difendere molto bene. Bulma fu rifocillata con alcune riserve di sangue di cavallo, e per diversi giorni non potè volare. Ma in cuor suo sperava di rimettersi in sesto alla svelta in modo da poter assaggiare la prelibatezza del sangue umano. Ed il giorno arrivò. Bulma sgusciò dalla tana senza essere vista e in pochi secondi fu vicino al prato. Il cavallo era sempre li, ma non vedeva l’umano. La fame di sangue la guidava ed il suo naso percepì una pista invisibile da seguire. Si avvicinò ad una costruzione. Qui l’odore era veramente forte e varie misture si mescolavano, alcune più fragranti altre più dolci. Poi una cosa di metallo su quattro zampe rotonde l’attirò. Era imponente ma la cosa fantastica è che dentro conteneva due figure umane piccole e immobili. Facili prede. Bulma si infilò nell’abitacolo. Individuare il punto preciso dove attaccare e colpire fu un attimo. I suoi sensi erano attenti si, ma offuscati dal piacere che le stava dando quel nettare. Ma non ebbe di che preoccuparsi. Quell’umano così giovane non si mosse e la lasciò sfamare fino a che il suo stomaco non fu strapieno. Poi un rumore alle sue spalle la fece alzare in volo. Due figure più grandi erano entrate davanti a lei e con un colpo violento lo sportello si chiuse. Era n trappola. Un rumore metallico rombante prese a stordirla e seppur immobile appesa al tetto di quella cosa rumorosa Bulma vide che si muoveva. Il prato che conosceva bene si stava allontanando, spiccò il volo ma una barriera invisibile la fermò facendole male. Provò e riprovò altre volte a infrangerla ma anche se poteva vedere il prato, il cavallo, la sua tana che si allontanavano, non poteva raggiungerli. Tutto quello che conosceva si stava scomparendo. Volò come impazzita da tutte le parti con l’illusione di una via di fuga, ma barriere invisibili la fermavano senza via di scampo. Poi gli esseri cominciarono ad agitare le loro estremità a cinque dita. Bulma le evitava ma si sentiva sempre più pesante. Il suo stomaco pieno la faceva sbandare in volo e l’appesantiva a tal punto che non riusciva a cambiare direzione come voleva. Si rese conto che doveva fermarsi da qualche parte, nascondersi ed attendere il momento giusto per scappare da quella trappola di odori che la teneva prigioniera. Una luce colorata l’attirò. Vi volò sopra e si sentì al sicuro. Il suolo sotto le sue zampe sobbalzava ma si era aggrappata con tutte le forze aspettando che tutto smettesse di muoversi. Gli umani non si agitavano più e non la consideravano una minaccia adesso. Così ripensò alla sorella, ai suoi consigli e un’idea prese a farsi spazio tra quei pens… SPLAT!!

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