Era tanto che non mettevo piede in discoteca… ma proprio tanto. Saranno almeno cinque anni. Parlo di una discoteca di città ovviamente, con la gente che tutta la settimana lavora ed il sabato va a sfogarsi lì. L’ho lasciata in un modo e la ritrovo identica. Stasera c’era anche il puzzo di fumo, perchè i tabagisti si erano asserragliati in un budello di corridoio vicino ad un’uscita e la corrente portava tutta la fumicaia dentro il locale. Ho tossito per circa tre ore. Ma sicuramente sono io che sono delicato.
L’occasione era piacevole: un 40esimo di un mio carissimo amico, con annessi amici che non vedevo da anni. Per cui ho preso tutto il resto con molta filosofia.
C’è sempre tutto, la musica ad un volume usato per testare le lenti infrangibili, le lucine stroboscopiche che se ti azzardi a guardarle per più di due secondi ti rimane la lucetta stampata nella retina fino al giorno dopo, e quando vai a pisciare vedi nel cesso delle meravigliose farfalline viola che si librano accanto al tuo pisello.
Ci sono sempre i “buttafori”, degli energumeni con le ante degli armadi al posto delle spalle, una gettata di silicone al posto dei capelli, un peduncolo nero che fuoriesce dall’orecchio tipo cavo usb per il cellulare, vestiti da Iene, e che riescono a stare immobili per ore, da fare invidia a quei tipi cartonati davanti ai monumenti che si muovono solo se gli dai il soldino.
Ci sono sempre le tessere bucherellate che ti danno all’ingresso, che non capisci mai cosa ti hanno dato di preciso fino a che non arrivi all’uscita e la consegni alla cassiera. Sarà compreso il drink? Il guardaroba? Il cesso? E se la perdo? Se la perdi ti conviene chiamare diretta mente il 118, perchè non credo che ti lasceranno uscire.
Ci sono sempre le file. Per il parcheggio, per entrare nel locale, per ricevere la tesserina, per il guardaroba, per mettersi a sedere se c’è la “cena”, per prendere da mangiare se c’è il buffet, per andare in bagno, per ballare, per provarci con quella mediamente carina a centro pista, per andarsene dalla pista dopo che la mediamente carina non ti ha cacato per circa ottanta minuti, per andare a riprendere il giacchetto al guardaroba, per pagare, per il parcheggio, per tornare a casa sulla firenze mare. Conclusione: minuti a ballare 80 (infruttuosi) minuti in coda 360.
Ci sono sempre i tipi che non vogliono andare in disco, non vogliono ballare, ma sono costretti ad andare in disco dagli eventi. Cioè, sono convinti che se vogliono imbroccare devono andare a ballare, ma non gli va! Si vede da 20 km che non gli va! Li guardi in faccia e la loro espressione dice chiaramente: “Mi sto muovendo a caso come un coglione, questa qui davanti è un mezzo cesso, le puzza l’alito e non mi guarda negli occhi nemmeno quando lo vuole fare perchè è strabica. Sto sudando, il drink mi ha smosso lo stomaco e ho dei dolorini al colon preoccupanti. Ma perchè sono qui? Voglio andare a casa!!” Ma non ci va, resiste e ci tornerà il prossimo sabato.
Ci sono sempre le donne che urlano. Tanto, troppo, per il NULLA. Tipo che parte “WMCA” (una canzoncina nuova nuova) e si leva una selva di urli di gaudio con salti sui cubi in coppia. Se poi c’è un addio al nubilato siamo finiti, portatevi i tappi di cera, perchè qualsiasi gesto della festeggiata produrrà un : “YYYEEEEAHHHHHHHHHHHHHHERRRRGHGHHHHHH!!!!” Che a quelli della sicurezza gli si accendono tutti i transistor sotto la calotta di silicone rinforzato.
Ci sono sempre quelli che “girano”. Vengono in disco non per ballare ma per camminare e smuovere la gente. Gli “agitatori di folle” nel vero senso della parola. Passano di continuo tra le persone facendole muovere. Vanno da una parte all’altra della pista col drink in mano (versandolo sulla gente) così a caso, a vedere chi c’è… (ma chi ci deve essere?).
Ci sono sempre i “personaggi”. Stasera c’era uno vestito di nero, un po’ punk un po’ metal un po’ demente, con la mazzetta ingioiellata (era più un bastone da passeggio con sopra due cocci di vetro). Una maglietta con su l’immagine integrale di un tipo, non so chi fosse. Anelli, braccialetti vistosi, e via sul cubo a fare gesti strani ma in modo tale da attirare l’attenzione su di lui.
Ci sono sempre i DJ che si alternano alla consolle e che spesso fanno dei mix che nemmeno con due audiocassette e un mangianastri del 1982 si potrebbe fare di peggio. Stasera si sentiva lo “stlak” dello stop.
Ci sono sempre i cocktail che ogni anno cambiano nome ma sono sempre gli stessi. Non cambia mai il tasso alcolico e i danni che ti faranno allo stomaco, ma se non giri per la disco con qualcosa di colorato in mano, non sta bene.
Ci sono sempre le tardone.
Ci sono sempre quelli che sperano ALMENO nelle tardone.
Ci sono sempre quelli come me, che le discoteche le vorrebbero adibite a piantagioni di topinambur, ma ogni tanto ci tornano, per annusare un po’ di anni ’90 e tornare a casa col fischio nelle orecchie.